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Va in scena una nuova generazione

 

È dedicata ad alcuni dei più interessanti soggetti della nuova generazione di artisti indipendenti ticinesi l'edizione 2023 di Territori Festival. Si tratta di artisti, artiste e compagnie che si sono affacciati alla professione a partire indicativamente dal 2010. Essi rappresentano la terza generazione della scena indipendete ticinese e stanno portando un nuovo slancio al settore delle arti sceniche in questo cantone, proponendo sia nuove estetiche, sia nuove modalità produttive, di organizzazione e di promozione. E beneficiando in molti casi di un'altra rilevante novità: l'apertura di alcuni teatri istituzionali alla scena indipendente. Non è un caso se proprio Territori '23 è frutto del lavoro comune di un soggetto istituzionale qual è il Teatro Sociale Bellinzona e della piattaforma artistica Zona'B, nata per promuovere il lavoro dei soggetti indipendenti che ne fanno parte.

La lunga assenza del teatro istituzionale

In passato l'accesso degli artisti indipendenti alla programmazione dei teatri istituzionali ticinesi era episodico. E ancor più raramente andava oltre l'ospitalità per una replica di uno spettacolo sviluppato completamente fuori dall'istituzione. D'altro canto i teatri cittadini ticinesi fino a una decina di anni fa non producevano né coproducevano spettacoli: erano luoghi esclusivamente votati all'ospitalità. Un teatro istituzionale con un suo ensemble sul modello dello Stadttheater tedesco o del teatro stabile italiano del resto in Ticino non è mai esistito, cosa che ha anche disorientato la scena indipendente, priva di un forte punto di riferimento e di confronto sul territorio.

L'unico tentativo che potremmo definire paraistituzionale di costituire una compagnia teatrale stabile in Ticino fu la breve esperienza del Teatro della Svizzera Italiana, sostenuto dai Cantoni Ticino e Grigioni, da Pro Helvetia e dalla TSI e attivo attorno alla metà degli anni Ottanta. Fu proprio in reazione all'esperienza del Teatro della Svizzera Italiana, che le compagnie indipendenti percepivano come una minaccia, che nel 1987 nacque la prima importante organizzazione della scena indipendente, il TASI (Teatri Associati della Svizzera Italiana).

Così, se si escludono le per certi versi irripetibili esperienze del teatro radiofonico e televisivo targate RTSI, in Ticino per oltre quarant'anni è stata la scena indipendente ad aver garantito da sola la creazione teatrale professioanle, spesso in condizioni di pesante precarietà. Oggi sono una trentina i gruppi teatrali professionali attivi nel territorio, con una crescente frammentazione che vede gli artisti abbandonare sempre più il modello della compagnia per organizzarsi piuttosto a geometria variabile attorno a progetti per singole produzioni ogni volta secondo modalità e con partner diversi.

La prima generazione: fino al 1990

La scena indipendente come la conosciamo oggi si è strutturata negli anni ’70 e ‘80 con alcune compagnie tuttora attive, che possiamo definire quelle della prima generazione. Esse, fra alti e bassi e in molti casi in costante precarietà, hanno suscitato interesse anche fuori dal Ticino, restando per lo più fedeli nell’estetica e nella prassi ai principi adottati al momento della loro costituzione. Ad accomunarle spesso un impegno idealmente politico che affianca e nutre il lavoro teatrale e non di rado trova espressione negli spettacoli stessi.

Fra le compagnie della prima generazione sono da ricordare il Teatro Sunil poi diventato Compangia Finzi Pasca, il clown Dimitri con la sua compagnia, il Teatro Pan di Vania Luraschi (giovane pubblico), il Teatro delle Radici dell’esule argentina Cristina Castrillo (impegnata in un originale percorso di ricerca), il Teatro Paravento (Commedia dell’arte), la compagnia di Markus Zohner e, sul fronte della danza, Aiep di Claudio Prati e Ariella Vidach e la Compagnia Tiziana Arnaboldi. Sempre negli anni ’80 affondano le radici del successo la clown Gardi Hutter e il narratore Ferruccio Cainero. Per il teatro di figura di rilievo sono i percorsi di Michel Poletti con il Teatro Antonin Artaud e di Santuzza Oberholzer con il Teatro dei Fauni. E poi c’è l’impegno per il teatro di parola di Alberto Canetta con la sua Compagnia La Maschera, audace abbozzo di un teatro stabile che non dura oltre la sua morte nell’87. L'impegno di Canetta è poi stato proseguito idealmente nei decenni successivi con LuganoTeatro dall’attore e regista Antonio Ballerio, ma il sogno di un teatro stabile da allora sembra definitivamente tramontato.

La seconda generazione: dal 1990 al 2010

Dagli anni ’90 la scena indipendente si è frantumata, fragilizzandosi ulteriormente. E questo malgrado il crescente sostegno del Cantone Ticino alla produzione, vanificato dal perdurante disinteresse delle Città, che hanno faticato (e spesso ancora faticano) a riconoscere l'importanza della creazione. I soggetti emersi nel periodo compreso fra il 1990 e il 2010, quelli che potremmo definire della seconda generazione del teatro indipendente ticinese, solo eccezionalmente hanno saputo affermarsi stabilmente fuori dai confini ticinesi, e raramente il percorso artistico ed organizzativo di questi soggetti ha conosciuto evoluzioni significative durante gli anni.

La realtà di maggior successo della seconda generazione è Trickster-p, un duo costituito nel 2002 da Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl. La loro rigorosa ricerca, che toglie centralità all’attore per interrogarsi sul ruolo dello spettatore ed esplorare le potenzialità dello spazio scenico, li porta ad essere accolti in molti importanti festival internazionali di teatro contemporaneo. Gli altri gruppi della seconda generazione sono particolarmente interessati al teatro di parola. Fra le realtà più rappresentative ci sono il già citato LuganoTeatro e poi il Teatro d’Emergenza, Officina Teatro, Cambusa Teatro, E.S. Teatro e, nell'ambito del teatro di espressione più fisica, Progetto Brockenhaus e Teatro Danzabile.

Da ricordare che il ventennio 1990-2010 è stato particolarmente vivace sul piano delle infrastrutture. I poteri pubblici, e in particolare le città, hanno investito molto in questo periodo nei loro teatri. Un fatto spesso sottovalutato e non privo di conseguenze sul piano della creatività. Sono di questo periodo i riammodernamenti e le riaperture al pubblico del Kursaal di Locarno, del Teatro Sociale di Bellinzona, del Cinema Teatro di Chiasso, del Foce di Lugano, del San Materno di Ascona e la messa in cantiere del LAC di Lugano. Tutte realizzazioni di rilievo, ma tutte pensate come luoghi di rappresentazione e nessuno (tranne il San Materno) anche come luogo di creazione: chiara espressione della preminenza dell'evento nell'impostazione delle politiche culturali in Ticino. Non solo: tutti questi teatri corrispondono al modello classico della sala frontale con palcoscenico rialzato fisso, un modello poco versatile che fatica ad interfacciarsi in maniera adeguata con le estetiche contemporanee e in particolare con le modalità di creazione e di espressione della scena indipendente.

La terza generazione: dal 2010

Tuttavia, malgrado la fragilità del contesto generale, dal 2010 si sono affacciati con forza e vivacità e si stanno sempre più affermando diversi nuovi soggetti, quelli della terza generazione del teatro indipendente ticinese. Essi stanno cambiando il modo di produrre spettacoli. Innanzitutto beneficiano spesso fin dall'inizio del loro percorso professionale dell'apertura alla scena indipendente e alla produzione da parte di due soggetti istituzionali, il LAC Lugano Arte e Cultura e il Teatro Sociale Bellinzona: i confini fra istituzione e scena indipendente sono sempre più permeabili, permettendo interscambi che vanno a beneficio di entrambe, a dispetto delle comuni difficoltà infrastrutturali. Diversa, ma non meno significativa in questo contesto, anche l'evoluzione con nuovi percorsi formativi avvenuta all'Accademia Teatro Dimitri di Verscio. Sempre più spesso inoltre i giovani artisti rinunciano al modello organizzativo della compagnia per associarsi su singoli progetti in formazioni ad hoc. Nelle loro produzioni infine gli artisti e le artiste di questa terza generazione abbattono volentieri i confini fra le discipline e i linguaggi scenici.

Fra i soggetti di questa terza generazione che hanno già un percorso consolidato vanno ricordati in ambito teatrale e performativo il collettivo Treppenwitz (Federica Carra, Igor Horvat, Camilla Parini, Anahì Traversi, Carla Valente, Simon Waldvogel), Alan Alpenfelt, Flavio Stroppini, Raissa Aviles, Margherita Saltamacchia, Perpetuomobile Teatro, Opera Retablo (Ledwina Costantini) e nel circo contemporaneo la Compagnia Baccalà di Camilla Pessi e Simone Fassari. E poi c'è, fatto inedito, un nutrito gruppo di esponenti della danza, che sta vivendo una vera e propria rinascita grazie fra gli altri a Manuela Bernasconi, Elena Boillat, Lorenza Dozio, Alessia Della Casa, Francesca Sproccati e Filippo Armati (che con Lo Studio ha promosso per alcuni anni un audace progetto di residenze artistiche e di scambi nazionali e internazionali).

Un nuovo approccio alla professione

La principale novità portata dalla terza generazione di artisti e artiste indipendenti della Svizzera italiana non sta però tanto nel modo di produrre spettacoli o nella loro estetica, quanto nello sforzo di costruirsi dei percorsi professionali più solidi e coerenti, che sfociano anche in nuovi modelli organizzativi. Questi soggetti infatti dimostrano spesso una inedita consapevolezza nel loro approccio al mestiere e nel relazionarsi con i partner professionali dentro e fuori i confini cantonali. A cominciare dalla naturalezza con cui si confrontano con la scena istituzionale. Ma significativo è anche il bisogno di costruire reti, che si esprime ad esempio nella sistematica partecipazione ad iniziative promozionali di portata nazionale, primo fra tutti il concorso Premio dedicato alla scena emergente, e a percorsi formativi promossi ad esempio da Pro Helvetia, ma anche nella assidua frequentazione di eventi professionali fuori cantone.

Di particolare interesse è anche la risposta di alcuni di questi nuovi soggetti della scena ticinese alla crisi innescata dal covid e all'offerta di strumenti messi in campo dalla Confederazione, dal Cantone e da Pro Helvetia per superarla. Ne sono nati progetti innovativi, orientati al futuro e al superamento dei confini (di ogni tipo): si pensi a Ticino is Burning (che mira a mappare il territorio nazionale per tessere nuove relazioni), alla piattaforma artistica Zona'B (che riunisce diversi soggetti indipendenti per offrire loro servizi comuni) o a Luminanza, un incubatore per la nuova drammaturgia della Svizzera italiana.

Le esperienze di Ticino is Burning e di Zona'B, come del resto la vitalità del nuovo gruppo regionale dell'organizzazione nazionale t. e la nascita della piattaforma per la danza Isadora, sono sintomatiche di un ritrovato spirito che si può definire corporativista nel senso migliore del termine: si sperimentano nuovi modelli organizzativi che mirano alla difesa comune di alcuni interessi collettivi e alla professionalizzazione di ogni aspetto della propria attività, preservando e valorizzando al contempo le specificità dei singoli soggetti. Uno spirito che non a caso si ritrova nell'esperienza di questi mesi de La Straordinaria a Lugano, nella quale, con modalità diverse, sono coinvolti molti dei protagonisti della nuova scena teatrale ticinese.

Sono dunque proprio i soggetti che riconosciamo nella terza generazione di artisti indipendenti i motori della rinascita dello spirito corporativista che anima in questa fase la scena ticinese. Con un apparente paradosso: mentre nei temi che affrontano e nei contenuti che veicolano con i loro spettacoli questi artisti e artiste sono spesso concentrati su tematiche esistenziali e di portata privata se non individuale, essi dimostrano una robusta coscienza politica nell'affrontare il loro mestiere e nel difenderne le prerogative.

Insomma, Territori '23 come vetrina della terza generazione di artisti e artiste della Svizzera italiana è anche la chiara espressione della consapevolezza di una giovane scena indipendente determinata, sempre più matura, vogliosa e capace di confrontarsi dentro e fuori i confini cantonali con le sfide ma anche con le opportunità che nei prossimi anni le si porranno di fronte.

Gianfranco Helbling
direttore Teatro Sociale Bellinzona